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martedì 25 luglio 2017

I problemi del PD a pagare i costi della propaganda per il Sì.

I guai del referendum del 4 dicembre per Matteo Renzi e per il PD non finiscono mai. Né politicamente, ma neanche economicamente. 
Risultati immagini per pd referendum

Non bastava la scottante sconfitta del fronte del Sì: il partito deve ancora pagare i fornitori della campagna referendaria: non pochi spiccioli, ma quasi 8 milioni di euro (per essere precisi 7 milioni e 767mila).
 La campagna per il Sì è costata, come riporta Il Fatto Quotidiano è costata ben 14 milioni di euro, se si mettono insieme i quasi 12 milioni a bilancio nel 2016 e i circa 2 milioni spesi dai gruppi di Camera e Senato (come scritto dal Fatto quotidiano).
Questo ha creato una situazione di non ritorno , con un rosso 9.500.000 di €.
Non c'è da stupirsi che la situazione al Nazzareno (la sede del PD) sia spinosa e gravosa per molti dei dipendenti del partito.  A rischio, a questo punto, ci sono già gli stipendi, visto che il PD ha un problema di liquidi. 

martedì 11 luglio 2017

La legge Fiano è fuffa.

E' notizia di questi giorni che il M5S abbia votato contro la Legge Fiano , testo che dovrebbe essere contro ogni forma di apologia al Nazifascismo.
Riassumendo , Renzi si è inventato una delle sue sparate per far credere alla gente di essere antifascista . Il DDL Fiano è mirato in realtà solo al controllo della critica (in rete) , visto che il FASCISMO E' GIA' ILLEGALE a norma di legge, anche se MAI PERSEGUITO, né da Renzi medesimo, né dal suo partito nei vari governi in cui ha fatto le peggio cose, né tanto meno dai compari di viaggio, che dal fascismo hanno sempre tratto diretta ispirazione, da Fini a Alfano, dalla Meloni a Berlusconi e soci.
Stiamo parlando dello stesso Fiano che, in odore di campagna referendaria, disse che "Nell'ANPI non ci sono partigiani e non hanno l'eredità MORALE per schierarsi sul referendum"
Le leggi contro l'apologia di fascismo ci sono già, BASTA APPLICARLE finalmente. E denunciano l'ennesimo tentativo di introdurre bavagli e censure alla rete, unico mezzo di informazione non del tutto controllato dal monopolio editoriale Berlusconi-De Benedetti.
Questa legge non serve al nostro Paese perché si andrà a sovrapporre alla legge Scelba e alla legge Mancino, infatti i comportamenti previsti in essa come le manifestazioni di propaganda e il saluto romano, come ricorda la Corte di Cassazione, sono già punibili e puniti.
Questa proposta maldestra è scritta talmente male da non distinguere fra prodotti propagandistici e prodotti storico-artistici. Il paradosso è che potremmo vedere chiuso il 
Foro Italico o l’intero quartiere Eur.Bisogna stare molto attenti con le leggi che mettono la museruola alle manifestazioni di pensiero altrui. Anche quando queste manifestazioni siano da considerare esecrabili







Ricapitolando:
1) esiste gia' il reato di apologia di fascismo;
2) il Pd (legittimamente) ha voluto scrivere un nuovo disegno di legge; 
3) questo disegno di legge a detta di molti giuristi ( avvocati, professori universitari e magistrati) è incostituzionale nonché inutile perché si va a sovrapporre alle norme precedenti;
4) il m5s, sulla scorta di tali pareri, decide di non votare il disegno di legge;

Bisogna stare molto attenti con le leggi che mettono la museruola alle manifestazioni di pensiero altrui. Anche quando queste manifestazioni siano da considerare esecrabili

Le leggi devono essere scritte bene e non devono essere oggetto di molteplici interpretazioni.Bisogna stare molto attenti con le leggi che mettono la museruola alle manifestazioni di pensiero altrui. Anche quando queste manifestazioni siano da considerare esecrabiliBisogna stare molto attenti con le leggi che mettono la museruola alle manifestazioni di pensiero altrui. Anche quando queste manifestazioni siano da considerare esecrabili
Bisogna stare molto attenti con le leggi che mettono la museruola alle manifestazioni di pensiero altrui. Anche quando queste manifestazioni siano da considerare esecrabili

sabato 1 luglio 2017

Giornali e organi di partito: oltre 230 milioni e quasi tutti scomparsi.

E in Italia, numerosi sono i giornali che si occupano – e preoccupano – di svolgere il loro ruolo di banditori di fatti; sono molti i giornalisti che scrivono dalle prime linee della notizia, anche in zone di guerra, dove la morte e la vita hanno un altro sapore. Un mestiere, quello del giornalista, che può essere svolto con la passione dell’indagine sul posto, con la perspicacia di chi utilizza le capacità riflessive per mettere il luce anomalie e particolarità, oppure con la sedentarietà di chi svolge il suo compitino senza particolari coinvolgimenti. E queste differenze fanno di un giornalista un vero giornalista e di un giornale un vero giornale. Ed oggi per i giornali, in questi tempi di crisi, sopravvivere e al contempo operare un buon servizio nei confronti della società, è dura.
E' notizia di queste ore che il Partito Democratico abbia lanciato in forma online la nuova testata Democratica. Prenderà il posto dello storico quotidiano L'Unità  Un giornale che solo dal 1993 ad oggi è costato allo stato oltre 60 milioni secondo Openpolis .




Anche altri media di partito, hanno usufruito negli anni di soldi pubblici grazie a una delle tante forme di sostegno all’editoria del governo. Sul sito di Palazzo Chigi è possibile ricostruire quanti soldi abbiano ricevuto i giornali di partito (tra cui l’Unità) dal 1993 a oggi. 
Stiamo parlando di 238 milioni di euro che sono finiti nelle casse di varie testate (19 per la precisione).



La classifica secondo Openpolis


In testa alla classifica il quotidiano fondato da Gramsci, al secondo posto la Padania ,il giornale della Lega Nord chiuso nel 2014.
Sul gradino più basso del podio troviamo Europa ,il vecchio organo de La Margherita.


L'elemento più significativo è vedere che (quasi tutti questi giornali) sono falliti. L’80% di esse infatti sono ad oggi chiusi, solo il 10% rimane attivo in forma cartacea (La Discussione e Zukunft in Südtirol), e solamente un 5% in una versione online (Secolo d’Italia).
Soldi dei cittadini destitnati in modo irresponsabile ed inqualificabile a giornali gestiti dagli editori e dai partiti per scopi di lucro o per ottenere consenso e non informare le persone.

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